Il volto di Watson

Durante il primo anno di sviluppo di Watson, come ci racconta il giornalista Stephen Baker, in pochi in IBM si erano preoccupati della sua presenza fisica sul palco. Si sapeva solo che Watson non avrebbe potuto comunicare con il mondo esterno e avrebbe ricevuto gli indizi solo in formato testuale nel momento esatto in cui venivano scoperti  sul tabellone.
Un giorno di agosto del 2008 i dirigenti di Jeopardy! Harry Friedman (produttore esecutivo) e Rocky Schmidt (supervising producer)  stavando visitando i laboratori di IBM a Yorktown sotto la guida di David Ferrucci che spiegava come sarebbe stato l’hardware ed il software. Secondo Noah Syken, media manager di IBM, quello stesso giorno si iniziò a  discutere di logistica e branding.

Quanto spazio avrebbe occupato Watson sul palco? Che cosa avrebbero visto i telespettatori? Quale sarebbe stata la voce di Watson? I dirigenti di Jeopardy e il team di IBM decisero così che Watson non poteva avere solo una voce, ma doveva anche avere un volto

Il volto di Watson

Mi spiace Dave. Purtroppo non posso farlo
HAL

In letteratura gli esseri artificiali sono sempre stati dotati di coscienza e di corpi: Frankenstein di Mary Shelley, i robot di Karel Capek e quelli di Isaac Asimov.
Il regista Stanley Kubrick (1928-1999) fu probabilmente il primo a proporre un essere artificiale, privo di corpo ma dotato di coscienza in 2001: Odissea nello spazio (1968). Ad un certo punto il protagonista David Bowman si scontra con il computer HAL-9000 che decide di rivoltarsi contro il suo creatore, l’uomo, manifestando così intenzioni ed emozioni umane.

Quando si trattò di  progettare l’avatar e la voce di Watson, IBM e l’agenzia di marketing Ogilvy temevano che milioni di telespettatori potessero trovarlo inquietante se fosse sembrato come una persona reale. Da un lato siamo felici che le macchine ci assomiglino perché è più facile interagirvi, ma dall’altra parte, proviamo il timore di essere sostituiti nella maggior parte dei lavori di oggi.

Smarter Planet

Due giorni dopo l’elezione di Barack Obama alla presidenza, il 6 novembre 2008, il presidente della IBM, Samuel J. Palmisano, comparve davanti al Council on Foreign Relations (CFR) di New York per svelare l’iniziativa Smarter Planet con l’intento di creare “un’instruttura intelligente capace di connettere online quartieri, città, regioni e continenti, in quella che gli osservatori del settore definiscono una rete neurale globale” (Jeremy Rifkin).
Promuovendo, ad esempio, la costruzione di Smart Cities, città che gestiscono le risorse in modo intelligente, che sono economicamente sostenibili ed energeticamente autosufficienti.
Per la progettazione del logo dell’iniziativa venne scelto l’artista Philippe Intraligi, mentre i poster vennero realizzati dal graphic designer israeliano Noma Bar.

Il digital artist Joshua Davis, collaborando con l’art director di Olgivy Miles Gilbert, utilizzò come base di partenza il logo di Smarter Planet aggiungendovi 42 linee che ruotavano casualmente intorno al pianeta. Il numero 42 era chiaramente un omaggio al romanzo “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams (1952-2001).

Davis iniziò a creare le prime animazioni dell’avatar con Adobe Flash, ma c’erano ancora molte decisioni da prendere: quali dati visualizzare e come?

Data visualization

It would be neat if all this movement was less random and meant more
David Ferrucci

Nel febbraio del 2010 Miles Gilbert, l’art director di Olgivy, iniziò a mostrare in video i primi prototipi a David Ferrucci che ne rimase colpito, suggerendo però alcune modifiche.
Gilbert spiegò a Ferrucci che le cinque barre in alto del pianeta avrebbero cambiato colore in base allo stato di ascolto o risposta di Watson, ma che non erano sicuri se l’avatar sarebbe stato contenuto in un globo di vetro. Questa idea venne scartata come anche quella di una sfera rossastra. Quest’ultima idea venne scartata da Ferrucci perché avrebbe ricordato HAL.
Ferrucci suggerì che l’avatar avrebbe dovuto mostrare quello che stava succedendo all’interno della macchina come la ricerca della risposta corretta fra le ipotesi, la sua confidence. Rendendo così meno casuale il movimento delle particelle attorno al globo.
Joshua e Davis avrebbero avuto tempo fino alla fine dell’estate per apportare le modifiche richieste da Ferrucci.

Cambiamenti di stato

Il team Ogilvy iniziò ad analizzare la struttura di ogni episodio di Jeopardy! alla ricerca dei possibili stati in cui si sarebbe potuto trovare l’avatar di Watson. Ad esempio la presentazione dei concorrenti, il presentatore che chiacchiera davanti alle telecamere, la lettura degli indizi, la scoperta di un Daily Double, etc.

Lavorando nel suo studio di Long Island, Joshua Davis iniziò a rappresentare visivamente i 27 stati che Ogilvy aveva rintracciato. Quando Watson è sicuro di un ipotesi, le particelle sciamano verso la cima del globo (immagine a sinistra) invece quando non lo è, scorrono verso il basso.

Sitografia

[1] How did supercomputer Watson beat Jeopardy champion Ken Jennings? Experts discuss
[2] ,The inside story of how the Jeopardy-winning supercomputer was born, and what it wants to do next,
[3] ,Computer Wins on ‘Jeopardy!’: Trivial, It’s Not,
[4] Why Watson Wagered $947, and Other Intel on the Jeopardy Supercomputer
[5] Joshua Davis Creates the Face of Watson, IBM’s Jeopardy Supercomputer
[6] Ken Jennings vs. Watson ‘Jeopardy’ Liveblog
[7] Mind vs. Machine
[8] Q&A: ‘Final Jeopardy’ author Stephen Baker on Watson, IBM, the future of e-books and the fate of humanity
[9] The Final Night Of IBM’s Jeopardy Challenge: How Did Watson Do?
[10] How Watson “sees,” “hears,” and “speaks” to play Jeopardy!
[11] The buzzer factor: did Watson have an unfair advantage?
[12] How I Beat IBM’s Watson at Jeopardy (3 Times!)
[13] My Puny Human Brain
[14] Building the Team That Built Watson

Bibliografia

Videografia

[1] Supercomputer: Watson(IBM computing system) – Documentary
[2] The Face of Watson
[3] The Man Who Taught IBM Watson To Speak